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pur pure nessuno farebbemi porre un sol piede più in là.

Ma che mi tocca mai oggi a vedere? Non è egli qui, dove molti anni addietro traeva pauroso ed allenato, imberbe sempliciotto, ad ascoltare con piena fidanza gl’insegnamenti di codesto vecchio barbogio, e a trar motivo di edificazione dalle sue chiappolerie?

Sepolti in mezzo a’ loro libracci, mi spacciavano eglino frottole in buondato e bugie — ch’e’ sapevano senza crederne boccicata — sprecando così la mia vita e insieme la loro. Che è? che non è? Laggiù in fondo, su quella scranna tiensi oggi pure un di questi parabolani seduto!

Ma, quanto più me gli appresso, e più l’aspetto di lui mi sorprende; è proprio desso! Ravvolto, or come allora, nella sua lurida pelliccia; per appunto quale me l’ebbi lasciato! S’ho a dire il vero, parevami a que’ di ch’e’ la sapesse lunga, però che io non era per anco al grado di ben capirlo. Oggidì poi, e’ non varrà più ad accalappiarmi. All’erta dunque, avviciniamoci a lui!

Mio vecchio messere, se i pantanosi flutti di Lete non hanno affatto sommerso il vostro capo calvo e pesante, dovete ravvisare in me uno scolaro che ha trascorsa l’età delle discipline accademiche. Voi mi parete essere tal quale vi lasciai; io all’incontro vi torno dinanzi tutt’altro da quello che fui.

Mefistofele. Reputo a ventura che il mio scampanellare v’abbia qui tratto. Non poca stima per lo addietro ebbi giả di voi concepita: e l’involucro e la crisalide ne stanno mallevadori della bellezza e leg-