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274 | fausto. |
Un Cortigiano. Recasi ella da presso al giovinello che dorme, dolce in vista e maliziosa.
La Dama. Oh! come è laida incontro a quel tipo pretto pretto di giovinezza!
Un Poeta. Raggia ella sopra di lui tutta quanta la sua leggiadria.
La Dama. Endimione e la Luna! un quadro magnifico!
Il Poeta. Per appunto! La Dea sembra discendere, e su lui incurvarsi a suggerne l’alito; oh istante invidiabile! un bacio! Colma è la misura.
Un’Aja. In faccia a tutti! questo poi è fantastico di troppo!
Fausto. Favore stragrande che si dà allo sbarbatello!
Mefistofele. Chètati, una volta! silenzio! lascia che lo spettro faccia quel che gli pare e piace.
Il Cortigiano. Ella si ritira in punta di piè; l’altro si sveglia.
La Dama. La si guarda dattorno, io me l’aspettava.
Il Cortigiano. Egli è attonito! ciò che gli avviene ha del prodigio.
La Dama. Ella invece, di quanto scorge non si meraviglia punto punto. Ve ne sto io mallevadrice.
Il Cortigiano. Vedetela riedere a lui con bel garbo.
'La Dama. Vo osservando, ch’ella dàssi a fargli scuola di galanteria; in tali incontri, tutti tutti sono zotici ad un modo. Colui intanto fa stima di esser egli il primo.
Un Cavaliere. Oh! in grazia! consentite ch’io l’ammiri. — Leggiadria congiunta a maestà!