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parte seconda. 269

cielo, tante e tante colonne all’intorno il sorreggono: nè paiono essere da meno a sostenere la sterminata testaggine di granito, dacchè due sole basterebbono ad un colossale monumento.

L’Architetto. Fabbrica antica, dite voi? Per verità, la mi par tale da non farne conto veruno: dovrebbesi meglio chiamarla una mole incomposta e pesante. Nobile è a dire ciò che meno ha del comune, sublime ciò che è meno sconcio e manchevole. Piace a me la colonnetta svella, affusolata, sporgentesi maestosa e ardita; una volta ogivale ti sublima lo spirito. L’edifizio ch’io mostro ne farebbe compresi da più grande maraviglia.

L’Astrologo. Salutate rispettosamente quell’ora cui benigne le stelle vi accordano; sia la ragione vincolata alla magica parola, e lascisi invece che la superba e mobile fantasia spicchi liberamente il suo volo; saziate ora lo sguardo vostro tenendolo fiso ed immoto in quegli oggetti cui anelaste por tanto; l’impossibile vi si para dinanzi, e però è da avere in esso tanto più di fidanza.

FAUSTO s’avanza dall’altra parte del proscenio.

L’Astrologo. Un uomo vi annunzio meraviglioso che in veste sacerdotale, e colla fronte inghirlandata, viene ora a dar compimento a ciò ch’ebbe coraggiosamente intrapreso. Reca seco un treppiedi nel salire ch’e’ fa dal capo seno d’abisso. E già parmi sentire gli effluvi grati dell’incenso che fuor del vaso si spandono. Così egli si accinge a benedir la gran-