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262 fausto.

che tu assai bene conosci il tuo diavolo. Prendi cotesta chiave.1

Fausto. Che è ciò?

Mefistofele. Prendila or via, e guàrdati bene dallo sconoscerne la virtù.

Fausto. Oh prodigio! Cresce essa in mia mano, s’infiamma, e ne schizzano via lampi di viva luce!

Mefistofele. Incominci ora ad accorgerti quanto valga il possederla? Questa chiave ti darà la traccia de’ luoghi pe’ quali hai da inoltrarti. Seguitando la tua guida, ti troverai presso alle Madri.

Fausto. Le Madri! Una cotal voce mi echeggia sempre qui dentro, come scoppio di tuono. Che significa essa dunque ch’io non riesco a capirla?

Mefistofele. Se’ tu dunque di così corto intelletto, che abbia una voce nuova a turbarti? Non vorresti tu mai udir altro che le cose già adite prima d’ora? Per quanto strano ti giunga il suono di essa voce, il veduto prodigio dee bastare a non ismuoverti punto.

Fausto. Non cerco la mia salvezza nella indifferenza: assai meglio vale per l’uomo ciò che lo scote e lo impaura. Sia pure che il mondo facciane pagar caro il sentimento, che l’uomo al vivo commosso apprende tutta quanta la immensità.

Mefistofele. S’ella è così, scendi! e avrei del pari potuto dire: Sali; però che gli è tutt’uno. Là-

  1. In questa chiave puossi ravvisare un simbolo della scienza specolativa, ovvero della naturale filosofia. Schiude essa gli elementi, sorgente di ogni vero. — Avvi inoltre un libro famoso di magia che s’intitola: La Chiave di Salomone. — Fausto ne parla nella parte prima: «Per simili spurie generazioni dell’inferno la chiave di Salomone è il caso.»