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sato, ti rechi a contrarre nuovi debiti! Pare a te che l’evocar Elena abbia a riuscire tanto facile cosa quanto fu il suscitare codeste bazzecole di carta monetata? Ove si trattasse di vecchie streghe, di spettri, di fantasime, e di nani gozzuti e pelosi, meno male; ed io mi sarei presto a servirti di presente, io con tutta la mia schiera; ma le comari del diavolo — sia detto senza loro scapito — non ponno tenersi in conto di eroine.

Fausto. Mi esci fuori colla tua vecchia cantafera! Chi ha a fare con le cade sempre mai nelle dubbiezze; tu se’ il padre di tutti gl’intoppi, e, ad ogni spediente, vuolsi snocciolarli un guiderdone novello. Non hai che a borbottare, io mel so, e fia tutto finito; solo che abbi spazio a far qui ritorno, e tu le ci presenti senza meno.

Mefistofele. Co’ pagani nulla ho che fare; abitano elli un loro inferno a parte.... Pur pure, mi balena in mente un ripiego.

Fausto. Parla! oh parla! io l’ascolto.

Mefistofele. Alto mistero gli è questo, ch’io ti svelo di mala voglia. — Hannovi certe auguste divinità il cui regno è nella solitudine; intorno ad esse, non ispazio rinviensi nè tempo; allo intendere chi ne tenga proposito, ti corre nelle ossa il raccapriccio. Son desse le Madri!1

  1. Madri, principii misteriosi d’ogni cosa che sia o possa mai essere: ed abitano fuor dello spazio e del tempo, nel vuoto eterno. Conviene al tutto rinunciare a raffigurarcele sotto una qualsivoglia sembianza. Nè le streghe di Macbeth, nè la vecchia Bàubo sul Brocken, nè Ecate, nè le Sibille, nè tampoco le forme preadamitiche, tipi della natura umana di cui parla Byron nel suo Caino, possono vantarsi d’essere legate di parentado colle Madri. La stessa