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256 fausto.

L’Imperatore. Prendili dunque, questo io ti regalo. (Esce.)

Il Folle. Cinque mila corone in mia mano!

Mefistofele. E per giunta due gambe; eccoti rialzalo un’altra volta!

Il Folle. Il che m’avviene ad ogni poco; non fu mai per altro ch’io stessi tanto bene come adesso.

Mefistofele. Sì grande e intenso è il tuo giubilo, che ne trasudi fino a’ capegli.

Il Folle. Ma, ditemi in grazia, gli è proprio oro codesto?

Mefistofele. Tu n’avrai quanto v’è di leccardo pel tuo ventre e pel tuo gorgozzule.

Il Folle. E posso io comperarmene campi, case, bestiame?

Mefistofele. Ma senza fallo! Non bai che ad offrire, e nulla ti mancherà.

Il Folle. E un castello, entrovi il bosco, il roccolo, e il vivaio?

Mefistofele. Canchero! Caro avrei non poco che tu fossi mio padrone.

Il Folle. Non vo’ che passi la giornata che non m’accolgano in grave sussiego i miei nuovi dominii. (Esce.)

Mefistofele solo. Chi è che dubiti dopo ciò che il nostro Folle abbia cervello e giudizio?