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parte seconda. 255

son qui a corteggiarmi, dichiari ciascuno qual uso è disposto a farne.

Un Paggio, ricevendo il suo dono. Io vivrommene lieto, contento, e mai più non vo’ sapere che sia mattana.

Un altro, come sopra. Ed io, vo issofatto a comperare per l’amica mia, anella e catenelle di lucido oro.

Un Valletto, come sopra. Io corro su due piè a bere più largo, e del migliore che mi riesca d’avere.

Un altro, come sopra. I dadi mi crocchiano fin d’ora nel taschino.

Un Signore alfere, con circospezione. Io ne vo’ pagare i debiti che gravitano sul mio castello, e sulle mie tenute.

Un altro, come sopra. Cazzica! un tesoro! Io mel vo tosto a sotterrare insieme con altri tesori!

L’Imperatore. Mi dava a credere che avrei trovato in voi cuore e intelletto vaghi di nuovi intraprendimenti; ma chi vi conosce, vi legge dentro senza fatica. Ben ora mi accorgo, che fra le splendidezze e la dovizia, voi rimanete pur sempre quello che per lo avanti già foste.

Il Folle. Poi che siete sul dispensar grazie, non vi spiaccia ch’io altresì ne partecipi.

L’Imperatore. Come mai tu se’ qui, vivo e sano? Sbevendo butteresti via tutto in un attimo!

Il Folle. Que’ vostri portentosi biglietti! Non me n’intend’io gran fatto.

L’Imperatore. Mel credo, da poi che tu ne fai sì tristo uso.

Il Folle. Ed ecco altri ne cadono! Per me non so a che mi sien per valere.