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parte seconda. 249

L’Imperatore fa loro segno di alzarsi. Mi auguro d’avere spesso di consimili farse. — E’ fu un istante ch’io mi vidi attorniato da vivo fuoco, tal che parevami essere Plutone. Un abisso di tenebre e di carboni, divampante a un punto ed in fiamme! di qua, di là, per entro alle voragini un turbinio mille e mille strane fiammelle che andavano a mescersi l’una coll’altra e confondersi a foggia di volta ardente; guizzanti linguette che dirompevano e squarciavano di tempo in tempo una cupola maestosa ognora in piedi, e ognora crollantesi e lì lì per isfasciarsi. E tra la bufera di quegli ardenti vortici, scorgeva alla lontana lunga tratta di popolo commuoversi, e precipitarsi nel vasto cerchio a rendermi l’omaggio che sempre m’ebbero a profferire. E de’ miei cortigiani v’ebbi a conoscere in quella ressa parecchi, talchè sembrava il re delle Salamandre.

Mefistofele. E tu ’l se’ veramente, o sire! da poi che ogni elemento riconosce l’assoluta tua maestà. Che la fiamma ti sia sottomessa il vedesti non ha guari. Ed ora, fa prova di sommergerli nel mare dove meglio infuria e imperversa, e non prima co’ piedi avrai tocco il fondo smaltato di perle, mirerai di subito formarsi ribollendo uno splendido cerchio. E dal sommo all’imo ti verranno veduti i flutti verdastri, pronti al cenno e spumosi, dilatarsi gonfiando in magnifico e regale palagio dattorno a te, quasi a centro. Al mutare de’ tuoi passi, que’ splendidi soggiorni ti verranno anch’essi seguendo per tutto: chè le pareti medesime, come avessero il dono della vita, si muovono colla prestezza del baleno, e