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248 | fausto. |
stri atti vadano d’accordo la ragionevolezza e il potere che vi è dato da esercitare!
E già le sale son tutte in fiamme, che salgono voraci e pronte sino a lambire le travi del tetto; un incendio totale ne minaccia. La desolazione e al colmo: chi fia che ne salvi non so. Tutto stanotte va a riuscire un mucchio di cenere; e domani ogni imperiale magnificenza vedrassi in nulla ridotta.
Pluto. Fine allo spavento oggimai! e movasi tosto in soccorso de’ tapinelli. — Segreta virtù di codesta verga, batti contro al suolo, e si scota tutto e rimbombi! E tu, interminabile distesa dell’aere, l’empi al mio cenno di aure tepide vaporose! Qua, qua vi voglio, o dense nebbie! qua, o nuvoloni pregni di umori! riversatevi pronti sovra cotesta combustione ruinosa! gocciate, spruzzate, annaffiate, o nuvolette, enfiatevi, e spandete una mite acquolina; adopratevi a spegnere il fuoco da ogni parte! voi calmanti, voi umidi, cangiate in un temporale codesto scherzo vano di fiamme! Quando gli Spiriti minacciano di insorgere a nostro danno, non dè’ la Magia starsene colle mani alla cintola.
GIARDINO DI DIPORTO.
È un bel mattino, illuminato da Sole raggiante.
L’IMPERATORE e la sua corte, uomini e donne; FAUSTO, MEFISTOFELE con abito decente, senza caricatura, alla moda; s’avanzano entrambi e piegano a terra il ginocchio.
Fausto. Ci perdonerai tu, o sire, per l’incendio del carnovale?