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parte seconda. 247

vicino alla sorgente del fuoco. Zampilla questa gorgogliando dal fondo, e poi nel vortice si riversa, e buio rimane il baratro spalancato; il bollimento acceso e fumante va tuttavia ondeggiando. Il gran dio Pane tiensi ivi ritto ilare in volto, e a quel portento va in visibilio. Una spuma di perle scaturisce da tutte parti. Quale stima puossi mai fare di enti siffatti? Curvasi egli basso basso colla persona a riguardare; — ma ecco cadergli dentro la barba. — Chi fia cotestui col mento raso? La sua mano lo cela a’ nostri occhi. — Sopravviene una grave fatalità, che divampa la barba, e ratto una corrente di fuoco s’appicca alla corona, al capo ed al petto: tutto va in fiamme, e il tripudio si tramuta in ispasimo. — Gittasi il corteo a spegnere l’incendio, ma non pur uno ne va salvo; e quanto più affannasi ognun d’essi, e dibattesi, tanto più s’addoppia e si avviva la fiamma. Ravviluppato per entro al cocente elemento, intero un gruppo di maschere abbrustola e riarde. Ma che odo io mai? Che novella corre d’orecchio in orecchio, di bocca in bocca? Oh notte in perpetuo deplorabile, quanti mali n’hai tu arrecati! Il giorno di domani s’udrà proclamare quello cui nullo vorrebbe intendere. Mi venne udito a gridare da ogni parte essere lo stesso Imperatore quegli che patisce così acerbo tormento. Oh! fosse tutt’altro il vero, non questo! L’Imperatore arde co’ suoi. — Maledizione a chi lo indusse a ravvilupparsi in drappi resinosi, e trarsi qui a far baccano se aveane da venire uno struggimento generale! Gioventù! gioventù! Or quando porrai tu modo alla tua gioia sventata! Oh grandi! oh grandi! quando fia dunque che ne’ vo-