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giù dove solo il Bello ed il Buono ne dan gusto e diletto. Nella solitudine! a crearvi un mondo a tuo senno.

Il Fanciullo. Così mi reputo messaggero degno di onore, e così io ti amo come il tuo più stretto parente. Dove risiedi tu, è opulenza; e dove sto io, nuotano tutti immersi fino alla gola in un mar di ricchezza. In codesta vita inesplicabile, rimane spesso l’uomo sospeso e titubante: darassi egli in tua balia, o correrà su’ miei passi? Chi segue te, può – gli è menar vita inerte e sfaccendata; chi all’incontro vien meco, non è mai che gli manchi la fatica. Però che nulla io fo nel buio; sol ch’io respiri, eccomi scoperto e tradito. Addio, pertanto, addio! tu m’abbandoni alla mia felicità! Ma solo che ti sia proferito a bassa voce il mio nome, vedra’ mi tornare a un battere di palpebra. (Parte com’egli è venuto.)

Pluto. Adesso poi, gli è tempo di schiudere i tesori! Tocco appena le serrature colla verga dell’araldo, e il forziere è aperto. Mirate! quivi entro, sotto ferrea custodia, circola un sangue di oro; e sulle prime la pompa di corone, catene ed anella. La massa in bollimento minaccia d’ingoiarla nell’atto che la si strugge.

Schiamazzi e grida nella folla. Vedete, oh! oh! che magnifica fusione! colmasi il forziere fin sull’orlo; — i vasi d’oro si fondono, i rotoli si srotolano, e i ducati cascano giù col doppio impronto begli e lampanti. Oh! come batte il cuore, qual turbinio vanno facendo i miei desiderii colaggiù, su quel palmo di terra! — Dacchè te l’offrono, profittane a buon punto; non hai che ad abbassarti per traricchire. — E noi,