Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/232

224 fausto.


Drappello di TAGLIALEGNA. Il loro portamento è d’uomini di rozzi e villani.

Largo! largo! tiratevi da banda, chè all’arte nostra assai spazio ci bisogna! Noi atterriamo gli alberi che giù ruinano con fracasso; ed allora che ci sta un carico in sulle groppe, chi non vuol andarne a testa rotta, si guardi. E ciò sia detto a nostro vanto: poi che se nel paese non ci avesse per menar le mani cotal razza di gente, come mai codesti tisicucci di signori varrebbono a trarsi d’impiccio con tutto lo spirito ch’essi hanno? Intendetela per tanto una volta, che ove non avvenisse a noi di sudare, voi tremereste senza meno per tutte le membra.

Pulcinella (pecorone goffo e presso che dissennato). — Melensi voi — nati gibbosi. — Noi per opposto siamo saggi — che mai non togliemmo fardelli — chè i nostri cappucci — i nostri saioni, le nostre bagaglie sono cose di facile trasporto. — Beatamente — sempre mai scioperati — in sole pianelle — su pe’ mercati, lungo le fiere — ce ne andiamo a zonzo. — Ci dan la baia — e no’ sghignazziamo; — in fra la calca e gli spintoni — come l’anguilla — andiamo sguizzando, saltellando, schiamazzando. — Scherno o lode ne tocchi, gli è tutt’uno.

Drappello di Parassiti adulatori ingordi. Bravi taglialegna — e voi cugini nostri — carbonai — voi sì che ci andate a sangue; — all’incontro tutti codesti inchini, codeste condescendenze, e bei frasari lambiccali e confusi — codeste paroline a doppio senso — le riescono a scaldare od a refrigerare —