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parte seconda. 223


Una MADRE colla FIGLIUOLA.

Madre. Gioia mia, nel dì che nascesti, io l’acconciai sulla testolina una bella cuffietta di bucato: eri tu allora leggiadra in volto, e dilicata nelle membra per modo, ch’io mi dava tosto ad immaginarti da canto al tuo damo, e vedeati ’mpromessa col più dovizioso giovane che fosse al mondo, e sognava che avessi ad essergli moglie.

Quanti anni, oh dio! son corsi senza che ne fosse nulla! La turba de’ fidanzati, di qualsivoglia grado e condizione, dilegua qual fumo: eppure con questo eri tu sì lieve alla danza, a quello desti di soppiatto nel gomito.

Ebbesi un bel fare di apparecchiar de’ festini; tutto andò a vuoto, e i giuochi innocenti non fruttarono punto. Quest’oggi i pazzi sonosi sguinzagliati, cuoricino mio dolce; slaccia un poco il tuo petto, se mai arrivi che alcun d’essi vi rimanga impaniato. S’imbattono in altre femmine giovani ed avvenenti; colle quali dannosi a cicalare.)

Drappello di PESCATORI e di UCCELLATORI.

(Si avanzano provveduti di reticelle, di paniuzze e di altri cosiffatti arnesi, e si mescono a’ capannelli delle ragazze; qual di esse fugge e viene inseguita, qual finge ritirarsi ed è rattenuta, e questi reciproci scherzi danno luogo a ragionari lepidi e graziosi.)