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e su le opere di volfango goethe 15

l’indignazione, le grida di furore contro tutto quanto sapea di vecchiezza. L’eloquenza focosa di quegli scrittori recava le vampe da per tutto: immenso ne fu l’incendio, e i suoi chiarori c’illuminano e ci spaventano ancora. Ma in quell’epoca di terribili ardimenti qual mestizia profonda doveva apprendersi all’anima di un uomo meditativo? La procella s’addensava: preparavansi le rovine. “Noi non siamo soltanto, diceva Schiller con un’audacia felice, noi non siamo gli uomini della nostra terra, ma siamo gli uomini del nostro tempo.„ Come sfuggire alla dolorosa influenza che qui svelammo? Il giovane Goethe non potè scamparla: egli l’espresse con tutta l’energia che gli era propria, e la sua voce che parve l’eco di un comune dolore, penetrò tutti gli animi.

Werther comparve. Era l’espressione dell’inquietezza generale, tal quale l’avea provata in tutte le sue più riposte latèbre il cuore di un giovane e di un poeta. Era la disperazione di una generazione posta sul margine di un abisso, disperazione che la potenza di commuovere, tutta particolare a un grande ingegno, rendeva più terribile e più contagiosa, analizzandola o servendole d’organo. Udiamo lo stesso Goethe nelle curiose memorie della sua vita intitolate Poesia e Verità,1 darci contezza della sua situazione d’animo, allorchè descrisse i patimenti del giovine Werther.

«Frammezzo a studi sterilissimi, privo di ogni eccilamento, di ogni vivido affetto, io conduceva un vivere di languidezza. Parevami che lo scopo della mia vita non fosse raggiunto; e il mio orgoglio si rivoltava contro un destino discorde da’ miei desiderii, contro una vita senza aspettative, senza onore. L’intima conoscenza e il gusto deciso ch’io aveva per l’inglese letteratura che non mai cessava di studiare e d’approfondire, accrescevano ognor più l’intensità delle mie tristi meditazioni. Nessun popolo al mondo conobbe meglio dell’inglese che sia dolor morale: nessuno

  1. Dichtung und Warheit.