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mate, a prender parte alle splendidezze della corte imperiale.

Sotto le ciocche de’ bruni nostri capegli, facciamo graziosa mostra di mille gai fiorellini; e bei nastri non mancano, quale strello a cappio, e quale sciolto e ondeggiante.

Chè ciò appo noi hassi in conto di merito, e tal cosa cui si debbano gli elogi: codesti fiori poi, di raro artificio, sbocciano per ogni stagione.

Osservate con quanta simmetria stieno entro a’ nostri cofani mille e mille frastagli e nappine a colori svariati: l’un più che l’altro potrebbe lasciarvi luogo a censura, ma presi tutti insieme è forza che vi abbaglino.

Gentili in vista, giardiniere e galanti siam noi: la natura della donna si raccosta all’arte sì fattamente che l’una par l’altra!

L’Araldo. Lasciate vedere i magnifici corbelli che vi tenete in sul capo, e que’ così appariscenti che vi stanno al braccio sospesi. Scelgasi ognuno quel che gli garba. Lesti! chè in un batter d’occhio, sotto a’ cespugli, e lungo i viali un giardino, tutto quanto è, avvizzisce! Mercadanti e venditrici, son tali entrambi da adescare la folla.

Le Giardiniere. Venite, appressatevi, o avventori, in codesti luoghi ridenti, ma non sia tra voi chi tratti del prezzo! una parolina spiritosa basteravvi a conoscere ciò che è per toccarvi.

Un ramicello d’olivo in fiore. Io non ho punto invidia delle aiuole fiorite; lunge da me qualsia contesa, chè dal piatire per natura abborrisco. Non sono io forse il primo onore de’ campi, e l’emblema