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parte seconda. 219


GRAN SALONE E STANZE LATERALI

addobbati sfarzosamente per la mascherata.


L’ARALDO.

Non vi andate immaginando che siamo in terra di Lamagna, là dove diavoli, matti, ed estinti menano la ridda; ohibò, una gaia festa qui vi raguna. Il padron di casa, pellegrino ch’egli è per a Roma, in suo pro e pel vostro diletto valicate le Alpi, conquistavasi un gradevole e lieto reame. L’imperatore, domandato colà il diritto pel suo potere, nell’andare in cerca di una corona, ne riportava insieme con quella il cappuccio del buffone. E però eccoci dal primo al sezzaio rigenerati; e ciascuno lo indossa a bell’agio, cacciandovi dentro gli orecchi e la nuca: e quello il fa pari al buffone, ed egli intanto, tenendovisi ravvolto e chiuso, ingegnasi come può a darsi l’aria d’uom saggio. Ed ecco sin d’ora gli accorrenti aggrupparsi, quinci barcollando errare qua e colà, quindi con trasporto accoppiarsi. Il cuore s’affanna di stringersi al cuore. Chi entra, chi esce, con sempre nova vicenda. Al postutto, oggidì come per lo addietro, il mondo colle sue centomila ciance e frascherie altro non è a dire che un matto sperticato.

alcune GIARDINIERE.

Canto con accompagnamento di mandolini.

Per cattivarci la vostra buona grazia, noi donzelle fiorentine veniamo stanotte, così tutte azzi-