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telli d’oro sbucherà di sotterra; franco allora e giubilante potrai di magnifiche gale adornare te e la tua prediletta, chè un diadema sfavillante di rare e preziose gemme decoro aggiunge e non poco alla Bellezza del pari come alla Maestà.

L’Imperatore. Mano dunque al lavoro! Che più si tarda?

L’Astrologo va ripetendo come altra volta ciò che Mefistofele gli va sussurrando all’orecchio. Frena, o Sire, per poco ancora l’impetuoso tuo desiderio! Lascia prima che trascorra la festa gaia e svariata: non è mai che lo sviarci ne porti alla meta. Andiamci preparando in calma al grande atto, e cerchisi meritare quassù quanto di colaggiù ne ha da venire. Chi vuole il bene, sia buono anzi tutto; chi cerca la gioia moderi il bollore del sangue; chi desidera vino, sprema i grappoli maturi; e chi aspetta prodigi, rincalzi ed avvivi la propria fede.

L’Imperatore. E sia! Passino questi giorni in allegrie, chè il mercoledi delle Ceneri non fia tardo a venire! Frattanto sia al postutto più che mai fosse e solenne e brioso per noi il procace e ardente carnevale. (Musica festiva. Exeunt.)

Mefistofele. Fino a qual segno il merito possa andar congiunto alla felicità, nol sapranno gl’insensati giammai: pogniano che venisse loro trovata la pietra filosofale, ove sarebbe il filosofo?