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parte seconda. 217

pagnuolo che va aprendo il solco, alza in un colla zolla un’anfora d’oro. Egli chiedeva alla terra solo un po’ di salnitro: attonito, giubilante, trovasi piene le mani povere e callose di bei rotoli d’oro!... Quante cavità son da esplorare, in quali voragini, in quali petriere e’ conviene addentrarsi giù giù per insino alle porte dei mondi sotterranei, se il talento ci prende di scovrire tesori.... Per entro a vaste caverne chiuse da tutte parti, scorge in bell’ordine collocata ogni maniera di vasellame, e tazze antiche smaltate di rubini, ma non prima allunga la mano a ghermirle, che trovate rifatte vile e vieta fanghiglia. Per altro, avrete voi fidanza in un fino conoscitore? Gli è gran tempo che le doghe del botticello sonosi marcite, e il tartaro basta da sè a chiudere il vino che non si spanda. Restano oggi mai le sole essenze di vini squisiti cotanto, l’oro ed i gioielli, che nel buio e nell’orror si nascondono: l’uomo sapiente fruga senza darsi posa; conoscere le cose al vivo raggio del Sole, la è al postutto una chiappoleria; i misteri si piacciono delle tenebre.

L’Imperatore. Per questo poi, tocca a te il provvedervi. Ma a che pro tanto buio? Qualsia cosa di qualche valsente ha da prodursi alla luce. Chi varrebbe a discernere nella fitta tenebría un malandrino? Tutte le vacche son nere, come ogni gatta è di color bigio. Or su, vengano questi orciuoli sotterrati, colmi sino all’orlo di oro! dà di mano alla tua vanga, e tranneli fuori una volta.

Mefistofele. Pigliati dunque zappa e marra, scava tu medesimo il terreno; la fatica del coltivatore è per farti grande e potente. Un branco di vi-