Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
parte seconda. | 213 |
l’imperatore vennero prodotte due caste e non più, le quali condegnamente proteggono il trono: i santi, dico, e i cavalieri. Affrontano eglino qualsiasi oragano, e a retribuzione di loro fatiche, dividonsi la Chiesa e lo Stato. Soli riottosi a tale ordinamento, mercè sentire basso e plebeo di certi sviati cervelli, sono gli eretici e gli stregoni, corruttori spacciati delle città e delle campagne. E una tal razza di gente vorresti tu in un celo così nobile introdurre cogl’impudenti tuoi scherzi! Va! tu ami i cuori corrotti, che appunto a’ folli tuoi pari somigliano.
Mefistofele. Riconosco al tuono il dottore. Ciò che non si tocca, è millanta miglia lungi da voi; ciò che voi non ghermite, per voi punto non esiste; ciò che non valete a calcolare, falso è per voi senza meno; ciò che voi non pesate non ha secondo voi peso alcuno; ciò che non è moneta è al tutto per voi senza pregio.
L’Imperatore. Codesto favellio intanto non provvede al bisogno. Che pretendi tu ora colle tue omelie da quaresima? Sono omai ristucco de’ vostri continui se e ma. Argento vuol essere, e l’argento manca; ebbene, troviamone.
Mefistofele. Io, io troverò, o Sire, ciò che domandi, e più ancora di quello che domandi; il che è facile, non v’ha dubbio, ma il facile è difficile. E’ convien discovrire appuntino il luogo dove giacciono le celate ricchezze: or come far questo? Rifletti, o Sire, che a’ tempi della desolazione, quando una marea inondatrice d’uomini. assaliva paesi e popoli, quelli e questi, sopraffatti dallo spavento, nascondeano qua e colà sotterra i più preziosi loro