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parte seconda. 211

prema oggidì prestar soccorso al vicino? Ha ben ciascuno abbastanza impicci per sè. Le miniere d’oro sono esaurite, e per razzolare che si faccia la terra, per quanto cerchisi di sparmiare e di far gruzzolo, troviam le casse pur sempre vuote.

Il Maresciallo. E me altresì preme ed affoga il rio flagello! Vo tuttodì mulinando come avanzare un nonnulla, e la spesa ad ogni giorno fassi maggiore, di che, sempre in attesa, più e più cresce la mia inquietudine. Finora per altro il cuoco non n’ebbe a patire sconcerto di sorta; chè cignali, cervi, lepri, capriuoli, polli d’India, capponi, oche, anitrelle non mancano, e le mèsse riescono sufficientemente fornite, nè le rendite cessarono di piovere al tempo dovuto: ma la cánova è ridotta al secco. Se una volta le botti tenevansi una sull’altra ammontate, piene tutte quante del succo de’ migliori poderi, la sete insaziabile de’ magnati ebbe sorbito fino all’ultima stilla. Il consiglio municipale fu anch’egli ridotto a schiudere i suoi saloni: sicchè involato il pecchero e l’orciuolo di stagno, eccoti i convitati sotto la tavola. Tocca poscia a me pagar ciò che manca, e tutti soddisfare dal primo all’ultimo. Il giudeo in tanto si è reso intrattabile coll’inventare ch’e’ fa di obbligazioni di ogni ragione che ci riducono a dar fondo per anticipazione alle entrale degli anni a venire; i maiali han finito d’ingrassare: ogni cosa, nè pure salva la materassa del letto, fu data a pegno, e il desco è ammannito di pane tolto a credenza.

L’Imperatore, dopo un istante di riflessione, volgendosi a Mefistofele. E tu, pazzo mio, non hai tu, per avventura, conoscenza di alcun’altra miseria?