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Il Gran Maestro delle armi. Qual trambusto in giorni tanto malaugurati! Chi uccide, chi è ucciso, e tutti poi fanno alle gride orecchie di mercante. Dietro a’ bastioni il borghese, il cavaliere nelle merlate sue rocche paiono essere contra noi congiurati, e volere per essi soli muovere il braccio. L’operaio venale s’impazienta, e domanda a voce alta la sua mercede, e dove accadesse che fra noi fossero pareggiate le partite, lo si vedrebbe darla a gambe lesto e spedito. Negare ciò che tutti riclamano, sarebbe lo stesso che stuzzicare un vespaio. Quel regno intanto cui avrebbono debito di conservare, eccotelo messo a ruba, scompigliato, diserto. Da ogni parte s’imbizzarrisce a man franca e s’imperversa a più non posso: e già mezzo il mondo se n’è ito a soqquadro. Ben evvi ancora colaggiù buona mano di re, ma non por uno il quale si avvegga d’esser preso di mira.

Il Tesoriere. Fidatevi dunque ora negli alleati! I sussidii promessi ne mancano com’acqua ne’ fossati, e nel vasto tuo regno, o Sire, in mano di chi sono i più superbi e grassi tenimenti venuti a cadere? Per dove tu vada, incontri sempre nuovi ospiti che tengono a vivere indipendenti, e a noi tocca osservar tutto, e lasciarli fare a lor senno. Tanto e tanto venne allentata la briglia, che de’ nostri diritti, non pur briciolo oggimai ne rimane. Inoltre a tale siam noi che sugli stessi partiti, quali e’ sieno, non puossi far assegno punto nė poco: aderenti o contrari, la simpatia de’ primi, l’astio de’ secondi ci dan pro ad un modo. Così i Guelfi come i Ghibellini per vivere cheti si ascondono. Chi è cui