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reggia! — Ahimè! chè abbacinate se ne sviano le offese pupille.

Non altrimenti avviene quando la ineffabile speranza, raggiunto appena, dopo lungo affaticarsi e perseverare, un desiderio sublime, vede spalancarsele incontro la porta che al soddisfacimento fa capo: ed ecco tosto sbucare dagli eterni abissi ed ire imperversando un oceano di fiamme. Stupidi noi restiamo e interdetti; smaniosi di accendere la fiaccola della vita, da un vortice di fuoco ci scorgiamo ravviluppati. E oh Dio! qual fuoco! Gli è forse l’amore, l’odio forse, che ne costringono a vicenda fra’ lacci dell’affanno e della voluttà, sì fattamente, che il nostro sguardo si avvalla di bel nuovo alla terra a nasconderci nel velo della prima nostra innocenza?

E s’ella è cosi, restimi il Sole mai sempre alle spalle! La cascata che strepita sull’erto della roccia io la contemplo con estasi ognor crescente. Di balzo in balzo va essa, mentr’io parlo, precipitando, e forma poscia delle sue acque mille e mille torrentelli, sprazzi e spume ad un tempo per l’aere spargendo. E oh! come grande e maestosa, mentre scaturisce di mezzo a quel frastuono, ti compare la mobile curva dell’arco variopinto! Unita e liscia talora si avvalla, e talora giù cadendo si frange, diffondendo all’intorno un fremito fresco e vaporoso. Or non è ella questa un’immagine delle umane passioni? Pensaci, e meglio te ne chiarirai: quella refrazion di colori è per l’appunto la vita!