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parte seconda. 205

     Ratto, o Silfi, a fuggir l’ali battete,
  E agli odorati in sen freschi rosai,
  Delle rupi nel fesso or v’ascondete
  Giù, giù tra ’l fitto de’ fogliami. – O guai!
  Se quel lume immortal qui vi sorprende:
  Sordi, e per sempre, ad ogni suon vi rende.


Fausto. Le arterie della vita battono con forza vitale di recente acquistata, per salutare il crepuscolo etereo. O terra, tu salda reggevi pur questa notte, ed ecco tutta quanta respiri e ti avvivi dinanzi a me. Già fin d’ora incominci ad avvilupparmi di care voluttà, e susciti ed accendi nel mio cuore un forte proposito di spingermi continuo inverso la esistenza più sublime. Il mondo, chiuso per anco ne’ vapori del crepuscolo, sta per cacciarneli; la foresta risuona all’intorno di una vita molteplice e armoniosa; i globi ondeggianti di nebbia esalano fuor della valle, per indi ricadervi; tuttavia il chiarore celeste penetra sino al fondo, e le frasche ed i rami, pregni di rugiade, sorgono dal vaporoso abisso in cui sepolti dormivano. Uno ad uno spiccansi i colori da que’ bassi luoghi là dove il fiore e la foglia lasciano cadere le tremule stille ond’erano ingemmate: da ogni lato il mondo mi si cangia in un paradiso.

Or leva il capo, e fissa il guardo colassù! — Le vette gigantesche de’ monti annunciano omai l’ora solenne: ad esse è consentito il godere prima d’ogni altro della eterna luce, la quale non discende a noi che più tarda. Un chiaror nuovo, un nuovo splendore inonda le allure verdeggianti delle Alpi: e già a poco a poco dovunque si spande, già vivida sfolgo-