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188 fausto.


CAMPAGNA


Tempo triste.


FAUSTO e MEFISTOFELE.

Fausto. Nella miseria! disperata! lungamente tapina sovra la terra, ed ora prigioniera! Quella soave anima, gettata come un malfattore in un carcere, e riservata a tormenti spaventevoli! fin là! fin là! — Perfido, indegnissimo Spirito, e tu mi hai tenuto nascosto ogni cosa! — Sta, sta qui ora! Torci minaccioso in qua e in là que’ tuoi occhi diabolici! Statti, e insultami della tua insoffribile presenza! Prigioniera! In rovina irreparabile! Data in preda ai mali spiriti, e alla spietata giustizia degli uomini! E tu intanto mi allettavi a schifosi dissipamenti, mi celavi le sue crescenti miserie, e la lasciavi priva di ogni soccorso perire.

Mefistofele. Non è la prima.

Fausto. Cane! belva abbominevole! Oh, mutalo, Infinita Sapienza, muta quell’abbiettissimo nella sua prima forma di cane; tornalo qual egli era, quando si dilettò di saltarmi innanzi la notte; di voltolarsi a’ piedi del pacifico viandante, per gittarsegli di poi su le spalle, allorchè lo avesse stramazzato. Travolgilo nella prediletta sua forma, talchè si strascini sul ventre dinanzi a me nella polvere, ed io lo pesti coi piedi, il riprovato! Non è la prima! Oh, miseria! miseria! Nessun’anima umana potrà mai concepire come più di una creatura sia caduta in tanta profondità di mali, — come la prima,