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parte prima. | 183 |
O gioia! io potrò dir: Cogli occhi miei
Vidi il bello Oberon, re delle Fate.
Ortodosso.
Corna nè branche egli non ha, nè coda!
E che fa questo a me? Che se gli Dei
Di Grecia eran demoni, ed ei gli loda,
Io vi concludo ch’è un demonio anch’ei.
Artista del nort.
Or l’opre mie non son che esperienze,
Non son che bozze, e un far di fantasia;
Ma quando visto avrò Roma e Firenze,
Nessun mi andrà di par nell’arte mia.
Purista.
Oimė! il malanno infra costor mi ha messo.
Mai tal pazzie non vidi! E delle Fate
In tanto innumerevole consesso
Non più di due ne scerno incipriate.
Strega giovane.
Cipria e gonnella molto stanno bene
A corpi attempatelli ed a crin bianchi;
Nuda del capro mio premo le rene,
E mostro giovin petto e colmi fianchi.
Matrona.
A noi, che dame siam, starebbe male
Contendere con voi di simil sìoggi.
Voi pure il tempo toccherà con l’ale,
Diman sarete quel che noi siam oggi.
Maestro di cappella.
Becchi di mosche e nasi di zanzare,
Non vi affollate a quelle nude intorno;
Ranocchi in fronde e grilli per le ghiare,
Su state in tuono in si mirabil giorno.