Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/186

178 fausto.

deve mai stare compostamente in sui piedi; ed ecco voi ballate in tutto alla guisa di noi uomini!

La Bella, danzando. Che borbotta costui del nostro ballare?

Fausto, danzando. Eh! egli si ficca da per tutto. Quand’altri balla bisogna ch’egli lo comenti e lo giudichi; e se non può bisbeticare sa ciascun passo, egli è come se il passo non fosse fatto. Sovra tutto poi gli monta la stizza, quando ne vede ire innanzi. Se vi piacesse di volgervi continuamente in giro, come suol fare egli nel suo vecchio mulino, forse troverebbe che ogni cosa sta a perfezione, specialmente se tratto tratto voleste fargli un profondo salamalecche.

Proctosantasmista. E ancora siete lì? Egli è insopportabile! Orsù, sparite! Noi abbiamo dilucidato ogni cosa, noi! La plebaglia de’ diavoli non vuol freno nè regole. Noi siam pieni di senno, e vanno attorno per Tegel non so che spettri. Quanti anni or sono che noi ci travagliamo a dissipare sì fatti errori! e il mondo non è ancor bene stenebrato. Egli è veramente insopportabile!

La Bella. Vattene dunque, e non ci rompere più il capo con le tue ciance.

Proctosantasmista. Spiriti, io ve lo dico in faccia; io non so patire uno Spirito soverchiatore; il mio spirito non soverchia mai. (Continua la danza.) Oggi, ben veggo, non ne verrei a capo di nessun modo; ma io sono pur sempre disposto a fare un viaggio, e spero ancora, prima ch’io sloggi dal mondo, di dare lo sfratto ai diavoli ed ai poeti.

Mefistofele. Egli va dritto a sedersi in una poz-