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parte prima. 173

Semistrega all’ingiù.

    Io, da gran tempo per sorger mi affanno.
    O quanto gli altri giả innanzi mi stanno!
    Senza riposo è la tresca de’ piedi,
    E son pur sempre quaggiù, come vedi.

Coro di streghe.

    Le streghe tiran vigor dagli unguenti;
    Per vela un cencio puoi spargere ai venti;
    E buona barca di un truogolo fai.
    Chi non vola oggi non vola giammai.

Ambo i cori.

    E quando sórti sarem su l’altura
    Radiam col volo la vasta pianura;
    Tutta copriam la campagna via via
    Col nostro stormo di stregoneria. (Si calano.)

Mefistofele. Vedi l’affollarsi, l’urtarsi, il rimescolarsi che costoro fanno. E’ strillano e mugolano e cinguettano e ronzano e zufolano, e sfolgorano e sfavillano, e putono ed ardono! Oh, il grandissimo indiavolío! Tienti bene stretto a me che non ci smarriamo nella folla. Olà, dove sei tu?

Fausto, di lontano. Qui!

Mefistofele. Poh! già trasportato fin là? Or via, qui mi convien fare da padrone di casa. Largo! il cavalier Volante! su largo, graziosa marmaglia! Fate strada! Qua, dottore, afferrami, e d’un salto vediam di gettarci fuori di questo scompiglio, ch’io medesimo mal so reggere a tante mattezze! Quindi poco discosto splende non so che cosa di un lume così nuovo, ch’io mi sento trarre verso quel prunaio. Vientene, vientene! facciamo di sguizzare fin là.

Fausto. O viluppo di contraddizioni che tu se’!