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152 | fausto. |
Il mio povero capo è folle; travolto il mio povero senno.
La mia pace è ita; il mio cuore ė angosciato; io non avrò mai più bene, mai più.
Sol per vederlo io stanco gli occhi alla finestra; e per lui solo esco furtiva di casa.
O suo nobile portamento! o leggiadria della sua persona! o suo sorriso! o suoi sguardi!
Ed o fascino delle sue parole! o suo toccare di mano!
La mia pace è ila; il mio cuore è angosciato; io non avrò mai più bene, mai più.
Il mio petto si avventa verso di lui. Oh, osassi gittargli intorno le braccia, e morire!
GIARDINO DI MARTA.
MARGHERITA e FAUSTO.
Margherita. Promettimi, Enrico!
Fausto. Tutto quel ch’io posso!
Margherita. Or dimmi, che stima fai tu della religione? Tu sei savio, buono e pien d’affetto, temo che tu pecchi nella fede.
Fausto. Lasciamo star questo, figliuola. Tu sai ch’io ti voglio bene. Io porrei la mia vita per quelli ch’io amo; e per niun modo vorrei rimuovere chicchessia da ciò che a lui par savio di credere.
Margherita. Non va bene; deesi anche credere.
Fausto. Deesi?