Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/16

8 cenni su la vita

filosofo di Ferney, serve ad esprimerci un’epoca, serve, per così dire, d’organo ai pensieri di un’immensa popolazione, è una molla impellente per una quantità di nobili ingegni che procurano di seguire la via ch’egli ha aperta, di tener dietro agli eccitamenti ch’egli ha dato. Senza dubbio, nell’Alemagna, in quella terra nativa della metafisica e delle astrattezze, presso quel popolo tanto appassionato alle commozioni popolarmente poetiche, e più che alle raffinatezze di una leggiera socievolezza, sensibile ai prestigi dell’immaginazione e alle scoperte dell’erudizione, il dittatore della letteratura e della poesia non deve splendere delle stesse doti, non macchiarsi degli stessi difetti, de’ quali Voltaire, fedele al suo tempo e al suo paese, ne diede un esempio pur troppo luminoso. Ma questa stessa dissomiglianza gli avvicina ognor più: quanto maggiore è la differenza della loro posizione, tanto più deve diversificar l’indole del loro ingegno: sì l’uno che l’altro trovansi assisi sullo stesso trono, sono rivestili dello stesso potere, ma hanno attributi diversi; sono come re di due opposte nazioni.

Voltaire era capo di setta: Goethe, eclettico per natura e per elezione, non s’attiene ad alcun partito, non dispiega alcun vessillo. Al patriarca de’ filosofi francesi si possono attribuire tutti gli errori, i difetti tutti che sono propri dei capi di fazione: Goethe, siccome sensatamente osservò madama di Staël, si compiacque di combattere sempre alla lor volta tutte le esagerazioni più contraddicenti fra loro: egli non può essere accusato di aver mai adulato persone, corpi morali, setta veruna. Voltaire apparteneva ad un’età di conflitti, di distruzione: Goethe nacque immediatamente dopo di lui, nacque mentre s’apriva l’aurora di un’età più ragionevole, meno appassionata, più avida di pace e di moderazione, più amante d’imparzialità che suscettiva di fanatismo. Nel filosofo francese si scorge tutta la rabbia dell’iconoclasta: la sua ironia distrugge, lacera il suo epigramma. V’ha in Goethe una maggiore dignità; egli non