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parte prima. 141

brutta? Ma che non mi tocca fare in casa? E mia madre, per vero, è molto sottile. (Vanno oltre.)

Marta. E voi, mio signore, voi seguitate senza fine a viaggiare?

Mefistofele. Ohimè, le faccende e gli obblighi nostri ci astringono a questo! – Spesso egli è un dolor grande il doversi partire di alcuni luoghi, e nullameno non vi è nè via nè modo di rimanere.

Marta. Nel fervore degli anni debb’essere pien di diletto quell’andare qua e là senza impacci pel mondo; ma l’età grave vien via a gran passi, e non è finora tornato bene a nessuno il condursi celibe e solo verso il sepolcro.

Mefistofele. Ben dite: e con terrore io veggo dinanzi a me in lontananza quel triste termine.

Marta. Però, mio degno signore, consigliatevi in tempo. (Vanno oltre.)

Margherita. Sì, sì! lontano dagli occhi, lontano dal cuore. É vostra usanza il corteggiare; ma voi avete amici in quantità che hanno assai miglior senno e accorgimento di me.

Fausto. Dolce anima mia, credimi che quel che si vuol dire senno e accorgimento non è le più volte che vanità e cortezza d’ingegno.

Margherita. Come?

Fausto. Ah, il candore e l’innocenza saranno sempre ignari di sè medesimi, e del santo lor merito? Ed è pure strano che l’umiltà e la verecondia, preziosissimi fra i doni della benevola dispensatrice natura....

Margherita. Pensate a me alcuni istanti, ed io avrò ben tempo di pensare a voi.