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parte prima. 127

e lo amava, Dio il sa, di cuore. (Piange.) Forse è morto già un pezzo! — O, miseria, miseria! — Avessi almeno la fede della sua morte! (Margherita entra.)

Margherita. Signora Marta!

Marta. Che occorre, Ghituzza?

Margherita. A pena io mi reggo sulle gambe. Ecco un’altra cassetta trovata or ora nell’armadio, di ebano, con entrovi cose preziosissime, di più gran valore assai che non fosser le prime.

Marta. Non si vuol dirlo a tua madre; ch’ella n’andrebbe a portare al confessore anche questa.

Margherita. Ah vedete! ah mirate!

Marta, acconciandole intorno le gioie. Va, che tu se’ nata vestita.

Margherita. Povera me, che non posso farmi vedere in sì bell’ornamento nè per la via nè in chiesa!

Marta. Vientene bene spesso da me, e qui in segreto ti porrai la guarnizione intorno; passeggerai un’oretta su e giù dinanzi lo specchio, e ce la godremo. Si offrirà poi una occasione; verrà una festa; e a passo a passo mostrerai ogni cosa: prima una catenella, poi le perle negli orecchi, e via via. Quella buona donna di tua madre non se ne avvedrà, credo, e potremo anche a un bisogno darle ad intendere qualche filastrocca.

Margherita. Ma e chi può mai aver portato le due cassette? Io temo non ci covi qualche trama sotto. (Si ode picchiare.)

Margherita. Dio mio, sarebbe a caso mia madre?

Marta, spiando dalla gelosia. È un signore forestiero. — Passi!