Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/130

122 fausto.

La Strega leggendo nel libro e declamando con grand’enfasi.

        Tu capir dèi!
        Dieci di un fanne,
        Poi tre via danne,
        Indi due tranne,
        E ricco sei.
        Quattro ne sega;
        Di cinque e sei,
        Dice la strega,
        Fà sette ed otto,
        E tu sei dotto.
        Nove son uno,
        Dieci nessuno.
        E questo delle Fate è l’un vie uno.

Fausto. Mi pare che la vecchia farnetichi.

Mefistofele. E a gran fatto non ne è in fine, mel so io; chè il suo libro suona tutto a quel tenore. Vi ho speso sopra gran tempo, perchè una pretta contraddizione rimane un mistero inestricabile non meno ai savi che ai pazzi. Amico mio, ell’è arte antica ed arte nuova. In ogni tempo si è costumato nel mondo di spargere l’errore in nome della verità per via di tre e uno, e di uno e tre. Questo si predica imperturbabilmente; di questo si cicala senza fine. E chi vorrebbe attaccarla coi malti? L’uomo, quando ode parole, si ostina a credere ch’esse coprano qualche intendimento.

La Strega continua.

           La gran potenza
        Della scienza
        A tutto il mondo è oscura.