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loro ogni più strana gesticulazione, portano con altissime grida una corona innanzi a Mefistofele.

           E anch’ella ti è tratta
        Innanzi, o signore;
        Di grazia, la imbratta
        Di sangue e sudore.

(Esse vanno sbadatamente qua e là con la corona, e la frangono in due pezzi coi quali dànnosi a saltare attorno)

        È in pezzi! or vedere
        N’è dato e parlare;
        La vita godere,
        Udire e rimare!

Fausto dinanzi lo specchio. Ahi, me misero! Io sto per insanire!

Mefistofele accennando le Bestie. Ora quasi comincia a girare il capo anche a me.

Le Bestie. E quando per sorte

        La rima è a dovere,
        Par subito un forte,
        Un nobil pensiere.

Fausto, come sopra. Il mio petto s’accende! Deh, usciamo tosto di qui.

Mefistofele, nella posizione suddetta. Si vuole almeno confessare che costoro son poeti sinceri.

(Il calderone, al quale la Gatta non ha atteso, comincia a traboccare; di che nasce una gran fiamma che si volge con impeto su per la gola del cammino. La Strega scende a precipizio per mezzo la fiamma, mandando urli spaventevoli.)

La Strega. Au! au! au! bestie insensate!

        Brutti porci, ite in malora;