Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/124

116 fausto.

        Ognor tratto
        Nanzi e ’ndietro,
        Scende e sale,
        E risona come velro,
        Che è sì frate!
        Di colori,
        Di splendori
        È di fuori
        Luculento;
        Ma di drento
        Pien di vento,
        Bugio e cieco
        Come speco.
        Mucin bello,
        Ti ritrai,
        Chè se in ello,
        Ohimè, intoppi, tu morrai.
        Tutto gaio
        È a vedello,
        Ma d’argiglia
        Lo fe il sommo pentolaio,
        E va in cocci qual stoviglia.

Mefistofele. Che vuol dir quel crivello?

Il Gatto levandolo giù.

        Se tu se’ ladroncello
   Io li conosco, tosto ch’io ti squadro.

(Corre alla Gatta e la fa guardare per mezzo il crivelle.)

        Deh, mi squadra costui
        Per mezzo a’ fori sui,
        E di senza rispetti s’egli è ladro.

Mefistofele accostandosi al fuoco. E cotesto calderone?