Pagina:Fausto, tragedia di Volfango Goethe, Firenze, Le Monnier, 1857.djvu/122

114 fausto.

vi è un modo naturale di ringiovanire, ma leggesi in un altro libro, ed è uno strano capitolo.

Fausto. Io vo’ saperlo.

Mefistofele. Or bene: egli è un modo che non richiede nè oro, nė medico, nè incantesimi. Esci lesto alla campagna; dàtti a zappare e a spaccar legne; contieni te e il tuo animo dentro la siepe del tuo podere; usa cibi semplici e parchi; vivi fra le bestie come bestia, e non avere a sdegno d’ingrassare tu stesso il solco che mieti. In questa guisa, credi a me, tu durerai giovane sino agli ottant’anni.

Fausto. Io non sono avvezzo a simil cosa; nė mai saprei ridurmi a tòrre la zappa in mano. Un vivere stretto e uniforme non va alla mia natura.

Mefistofele. E perciò bisogna che ci entri la Strega.

Fausto. Ma perchè proprio questa vecchiaccia? Non potresti lavorare la pozione tu stesso?

Mefistofele. Egli sarebbe un bel passatempo! Per certo ch’io fabbricherei fra tanto mille ponti. Simil pozione non richiede arte e sapere soltanto, ma pazienza ancora. Un placido spirito mette anni e anni a prepararla, e il tempo solo dà virtù a’ suoi fermenti. Mirabili e rarissime son tutte le cose che la compongono; e ben ha potuto il diavolo insegnare a costei come la si faccia; ma il diavolo non la può fare. (Scorgendo gli animali.) Vedi che leggiadra famiglia! Quest’è la fantesca; questi il servo. (Alle bestie.) Or non è forse in casa la signora?

Le Bestie. Di casa fuora

       Ad un festino
       Uscita per la cappa del cammino.