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parte prima. 99

Lo Scolaro. Il suo dire raddoppia la mia avversione. Felice colui ch’ella fa degno de’ suoi ammaestramenti. Quasi quasi io torrei a studiare teologia.

Mefistofele. Io non vorrei esservi cagione di errore; chè in sì fatto studio bisogna gran cautela per non torcersi per male vie; ed è sì tutto sparso d’insidie, e sì sottile è il veleno che nasconde, che a gran pena si può discernerlo dal buon nutrimento. A ogni modo anche in teologia date ascolto a un sol maestro, e giurate rigidamente nelle sue parole. In generale, figliuolo, tenetevi alle parole, e senza alcun fallo entrerete per la porta maestra nel santuario della certezza.

Lo Scolaro. Nondimeno nelle parole dee trovarsi un concetto, per quanto io mi so.

Mefistofele. S’intende! ma non bisogna troppo angustiarsene; perchè appunto dove manca il concetto, le parole tornano bellamente in acconcio. Per via di parole si disputa alla distesa; con parole si edifica un sistema; le parole sono principal fondamento della fede; e una parola non patisce che le sia levato un iota.

Lo Scolaro. Mi scusi se la tengo a disagio, ma è di un favore ancora mi bisogna pregarla. Non vorrebb’ella dirmi una breve parola anche della medicina? tre anni sono sì tosto passati, e il campo è si vaslo, Dio mio! Ma talvolta un sol cenno del dito all’entrata della via, basta a farnela trovar tutta da noi.

Mefistofele da sè. Io sono oramai infastidito di quest’arido fraseggiare, ed è meglio ch’io torni a me, e faccia apertamente da diavolo.