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parte prima. 95

Mefistofele nella lunga roba di Fausto. Va, disprezza la ragione e la scienza, splendidissime fra tutte le doti dell’uomo. Lásciati pigliare agli allettevoli prestigi dello spirito di menzogna, e tu sei irremissibilmente mio. Costui ha sortito una mente che va sempre innanzi irrefrenabile, e nell’impetuosa sua foga trascorre le gioie consentite a’ mortali. Io me lo trascinerò dietro per gli sterili andirivieni della vita, e non lo pascerò mai d’altro che di scipitezze. Egli ricalcitrerà, sbalordirà, s’invescherà vie più; e cibi e bevande, ch’io terrò sospesi dinanzi all’avida sua bocca, deluderanno mai sempre l’uomo insaziabile. Indarno egli pregherà per refrigerio; e ancorchè non si fosse già dato al Nimico, egli dovrebbe in ogni modo andare a perdizione.

Uno SCOLARO entra.

Lo Scolaro. Io son giunto or ora in città, e vengo con la debita riverenza per udire e conoscere un uomo del quale è sparsa si onorevol fama nel mondo.

Mefistofele. La vostra cortesia mi rallegra nell’animo. Voi vedete in me un uomo simile a tanti altri. Siete già stato a studio altrove?

Lo Scolaro. Deh, voglia ella darmi avviamento, la ne prego. Ho la migliore volontà del mondo; una sommetta di danari, e vivezza di gioventù. Mia madre era tutta accorata di vedermi partire; ond’io vorrei, ora che son fuori, fare alcun profitto ne’ buoni studi.