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Necho (Dalle Annotazioni sistematiche alle antiche rime
genovesi e alla prosa genovese ( Arch . glott Vili, 1-97, di
G. Flechia) — passim — necheza (51, 2-30) malvagio
— malvagità. Nella parafrasi lombarda pure necho
— nechegca.
L’ antico provenzale nec (ignorante, goffo), che il
Raynouard, Lex rom V, 380, connette con nescius e
il Diez, II, Et. IV, dice probabilmente nato dallo spagnuolo
niego (per nidego = nidiace) non può non venire
anch’esso da nequam, insieme coll’odierno prov.
nec — nequo = impacciato, peritoso.
Il piem. ha nec — neca == addolorato, melanconico,
imbronciato e il lomb. gnec — svogliato, dispettoso,
tristo, indisposto e gneclrsia == svogliatezza, eoe.
Nec e gnec dicono anche il tempo, il cielo con senso
di: uggioso, tristo, rannuvolato. Probabilmente della
stessa origine è il catalano : necedàd (= nequitate)
— inettitudine — naghit == tristo, indisposto.
Dal lt. cibus, um m. = it. cibo - sardo cibu (parola
dotta) dialet gener. chiù log. sett. - midollo,
nocciolo (gìoò cibo, alimento per eccellenza) con evoluzione
ideologica che si riscontra pure nel dial. merid.
dove il nocciolo è appunto chiamato pappa (da papare
lt. = sar. mer. pappai = mangiare).
Possiamo ora riscontrare il medesimo fenomeno
nell® seguenti voci:
In siciliano cimi (cf. Traina, Diz. sic. it.) — ha il