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— 70 — Necho (Dalle Annotazioni sistematiche alle antiche rime genovesi e alla prosa genovese ( Arch . glott Vili, 1-97, di G. Flechia) — passim — necheza (51, 2-30) malvagio — malvagità. Nella parafrasi lombarda pure necho — nechegca. L’ antico provenzale nec (ignorante, goffo), che il Raynouard, Lex rom V, 380, connette con nescius e il Diez, II, Et. IV, dice probabilmente nato dallo spagnuolo niego (per nidego = nidiace) non può non venire anch’esso da nequam, insieme coll’odierno prov. nec — nequo = impacciato, peritoso. Il piem. ha nec — neca == addolorato, melanconico, imbronciato e il lomb. gnec — svogliato, dispettoso, tristo, indisposto e gneclrsia == svogliatezza, eoe. Nec e gnec dicono anche il tempo, il cielo con senso di: uggioso, tristo, rannuvolato. Probabilmente della stessa origine è il catalano : necedàd (= nequitate) — inettitudine — naghit == tristo, indisposto. Dal lt. cibus, um m. = it. cibo - sardo cibu (parola dotta) dialet gener. chiù log. sett. - midollo, nocciolo (gìoò cibo, alimento per eccellenza) con evoluzione ideologica che si riscontra pure nel dial. merid. dove il nocciolo è appunto chiamato pappa (da papare lt. = sar. mer. pappai = mangiare). Possiamo ora riscontrare il medesimo fenomeno nell® seguenti voci: In siciliano cimi (cf. Traina, Diz. sic. it.) — ha il