Così di morte al primo orror sorpresa
Ammutolisce la migione, quando
Ancor non li compiange il corpo esangue,
Né ancor la madre scarmigliata il crine
Al lutto smanioso i servi invita;
Ma quando cade fu la fredda spoglia,
Su le pallide guance e i lumi spenti,
Non più timor, ma duol l'assale, e folle
Sta sopra il caro pegno, ed urla e freme,
A schiere a schiere le dolenti donne
Sìaffollano ne' Tempj, e de' lor vezzi
Si spoglian le Matrone. I Numi queste
Bagnan di pianto, e quelle al duro suolo
si Prostran lacerando il crin disciolto,
E di spessi ululati affordan l'aure.
Nè tutte del sol Giove umili e prone
Se 'n stanno all'ara, ma tra lor coi voti
Si dividon gli Dei, ne Tempio alcuno
Giace solingo, del cui numer'una
Nel volto rabuffata, e per le buffe
Le braccia illividita, or via fu, disse,
Madri infelici, percotere il seno,
Or squarciare le chiome, e questo affanno
Non riservate a più seral sventura;
Or convien lagrimar, mentre la torre
Pende incerta dei Duci: allora liete
Noi gioirem nella vittoria altrui.
Con questi spron vieppiù s'irrita il duolo;
Nè men s'ascoltran de' guerrier, che vanno
Alle diverse tende, i giusti lai.
O Sventurata età, che non siam nati
D'Annibale ne i tempi a Trebbia e Cannel1
- ↑ Canna è un borgo della Puglia celebre per la Scon