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38 | LA FARSAGLIA |
LIBRO II
L'IRA del Ciel già apparve, e diede il Mondo
Chiari segni di guerra, e delle cose
La presaga Natura i sacri nodi
Sciolte tumultuosa. O dell'Olimpo
5Rettori Supremo, perchè questo affanno
Delle foriere immagini funeste
Cresci ali egri mortali? O quando pose1
L'Autor dell'Universo al regno informe
Della rozza materia ordine e metro,
10Fe' le cagioni eternamente fisse
Con quella legge, onde se stesso affrena,
E con stabil confin divise il mondo
Avvolgitor de' secoli prescritti;
O nulla v'ha; ma la fortuna incerta
15Regge a capriccio le vicende, e il caso
È il Nume de' mortali, d'improvviso
Nascan gli eventi: sia la mente ignara
Dei futuri destini, e tempri il duolo
Delle nostre sventure almen la speme.
20Poichè nel volto degli Dei si scorge
Quale strage sovrasti al Mondo intero,
Tacquer le leggi: ogni splendor s'ascose
Dentro gonna plebea, nè il lucid'ostro
S'accompagnò coi fasci. Allor il freno
25Si pose alle querele, e solo impresso
Ne' volti si mirò l'alto cordoglio.
- ↑ Accenna i sistemi degli Stoici, i quali volevano il fatalismo, e che tutto avvenisse per leggi stabilite da Dio nella creazione del Mondo; degli Epicurei, i quali attribuivano tute le cose al caso ed alla sorte.