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libro primo | 71 |
XXXIX
Alla conversazione
di Anna Maria Berte, in Livorno
(1790)
Péra colui che di faretra ed arco
il primo armò l’ignudo fianco e l’omero,
e, schiuso all’ire ed alle pugne il varco,
cangiò in brando la falce e in asta il vomero.
5Quindi le Furie a desolar la terra
nacquero, e a danno dell’umano genere
nuova strada alla morte aprì la guerra;
campi e capanne riducendo in cenere.
Per lui d’Europa or le vendute genti
10allo sdegno dei re stolte s’adirano,
e al roco suon dei bellicosi accenti
strage e ruina minacciando spirano.
L’Asia, per lui deserta, or freme e piange,
serva del Trace lacerata e squallida,
15e le bende ed il crin vedova frange
l’egizia sposa desolata e pallida.
Tanto dell’oro può la sete, e tanto
su l’uomo avaro il mai tranquillo e sazio
desio, che a prezzo di delitti e pianto
20di terra sepolcral compra uno spazio!
Pace, ritorna! né sangue si versi
piú di fratelli che tra lor si sfidano,
né Italia mia vegga, di lutto aspersi,
i pingui campi del conteso Eridano.