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libro primo | 69 |
XXXVIII
(1790)
Figlio del canto, che degli anni ad onta
ridesti i vati dalla tomba e il prode,
cui ride intorno meritata e pronta
l’itala lode;
5l’arpa deponi dall’antica lama,
premio dei forti e refrigerio ai vinti,
del cieco bardo che dolente chiama
gli amici estinti;
la tromba appendi che all’indocil’ira
10sacrò d’Achille lo smirnèo cantore;
e prendi l’aurea cetera che spira
fiamme d’amore.
Di vaga figlia dell’altera Roma,
col suon possente dell’eterna voce,
15frangi l’orgoglio imperioso e doma
l’alma feroce.
Ride al mio pianto ed al suo riso applaude,
di sé cotanto il cieco amor l’inganna;
sempre di scherno prodiga e di fraude
20sempre tiranna.
Lidia le addita, che del crudo scempio
d’Alceste rea pende da un antro, e s’ange
cinta dal fumo, e, alle superbe esempio,
timida piange.