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libro primo 67


     Dall’alte spalle al piè lenti scendeano
il croceo manto e la cerulea veste,
che sul petto e sul fianco auree stringeano
60zone raggianti di beltá celeste.

     Reggea la destra, sovra l’urna immobile,
atra ghirlanda di dolor ministra,
e gli pendea l’eburnea cetra, nobile
opra rara dell’arte, alla sinistra.

     65Febo conobbi: tale, il crudo scempio
di Iacinto piangendo e i folli amori,
fe’ alle sfere ritorno, allor che l’empio
caso eterno lasciò scritto tra i fiori.

     Guatommi e sospirò; poi volse all’etera,
70indi sopra di me le luci fisse:
fe’ la cetra parlar: tacque la cetera,
si scosse il suol, tremò la selva; e disse:

     — Salve, mia cura e delle muse, amabile
cantor, intatto di pensieri e d’opre!
75Armati di costanza inalterabile:
ti squarcio il vel che l’avvenir ricopre.

     Colei che adori, piú che sposo ai teneri
giorni nuziali timidetta sposa,
e saggia amica e pura amante veneri,
80piú che figlio fedel madre pietosa,

     presto, ahi, presto cadrá! ché omai su l’omero
l’audace man la Parca rea le mise,
e langue quasi fior che il crudo vomero
dal lacerato stel mesto recise.

     85Seco ti crede ancor lontan; vaneggia
agonizzando: ah che in pensarlo io fremo!
— Vien’ch’io t’abbracci — esclama, — e ch’io ti veggia
a raccôr su le labbra il fiato estremo. —