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62 | odi |
XXXVI
A Glicera
(1789)
Sudando infaticabile,
altri ricchezze aduni, altri possegga
di molti aviti iugeri
fertil terreno e a mille buoi provvegga.
5A me piú breve spazio
basta di terra, ove tranquillo io resto,
e, agli avi miei dissimile,
con ingegnosa man poto ed innesto.
Bacco, Pomona e Cerere
10ridono ai voti miei, m’invita il rivo
al sonno, e mi difendono
e l’aure e l’ombre dall’ardore estivo.
Ritorna il verno; fischiano,
spogliando i boschi, procellosi venti;
15e i campi e i tetti coprono
le date a fecondar nevi cadenti.
Quanto, se stride il turbine,
dolce è l’amica consolar che pave!
e nelle notti gelide
20stringerla al caldo sen quanto è soave!
Piú perle in mar non nascano,
tutto l’argento e l’òr struggasi e pèra,
pria che d’ingiuste lagrime
bagni, per mia cagion, gli occhi Glicèra.