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nota 455


trascrivere la dedica generale al cav. Francesco Sproni di tutto quel gruppo di componimenti.

In mezzo alle dispute dei partigiani dell’antica poesia pastorale e della moderna, io do i miei idilli alla luce. I freddi copiatori delle frasi, non della delicatezza di Teocrito e di Virgilio gli biasimeranno forse per ricercati; e gli amatori dello spirito del secolo e del frizzo francese gli accuseranno di semplicitá. Io mi contento di aver imitata la natura, e non trascurata quell’arte, che tanto piú si rende difficile quanto meno apparisce. Era tempo che i poeti d’Italia, divenuta, non so per qual fatale decadenza, serva delle nazioni, cessassero di tradurre gli Idilli di Gesner e ardissero d’inventare su l’antiche tracce di Bione e di Mosco. Se le mie forze non avranno corrisposto ai desidèri, servirò almeno di sprone a qualche ingegno felice, trattenuto finora dai pregiudizi e dalla consuetudine. Sarò abbastanza contento di aver risvegliata la mia nazione dal letargo in cui dorme, e di averla richiamata a quei tempi immortali d’invenzione e di lode, che, malgrado gli sforzi degli altri popoli, la rendono piú gloriosa.

Sorvolando su qualche opuscoletto pubblicato tra il 1785 e il 1792, noterò una «nuova edizione corretta ed accresciuta» delle Poesie , pubblicata, per l’appunto nel 1792, a Livorno presso Carlo Giorgi, con la direzione (come sappiamo da Giovanni Rosini) dell’autore medesimo. Contiene, in piú della precedente ediz.: Odi i, 21; ii, 22; i, 22; i, 23; i, 39 [cfr. Or., Epod., 16]; i, 42; i, 14; i, 24; i, 29; Scherzi, 9; Notti, 2-3; Idilli, 10-1; Sciolti, 4-5. Per converso, mancano Odi, ii, 7; Idilli, 15.

Dopo una materiale, ma fedele ristampa di questa ediz., fatta in Rimini, nel 1797, presso Giacomo Marsoner, e qualche opuscoletto, che è inutile indicare, venne pubblicata nel 1800 una nuova serie di poesie del F.: «Le | odi | di | Giovanni Fantoni | cognominato | Labindo | Italia [Genova] | anno ultimo del secolo xviii | presso Angelo Tessera» (pp. vm-38 in-4é ), dedicata «a coloro il di cui cuore e le di cui mani non si contaminarono nell’ultimo decennio del secolo xviii»; contenente una prima decuria (non seguita da altre) di odi (Odi, i, 40; ii, 42, 46; i, 47; ii, 34; Varie, 4; Odi, ii, 40, 43, 45, 48); e preceduta dalla seguente prefazione:

Labindo agli amici della lirica poesia

Per aderire alle premure di pochi amici, vi offro in nitida edizione di caratteri bodoniani alcune odi oraziane, che, nella perdita della massima parte de’ miei mss., la mia memoria ha salvato dalla distruzione di un anno tanto fatale all’Italia e troppo infame nei fasti dei popoli civilizzati. Costretto a ricercare in me stesso le varie correzioni che loro ho fatte