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nota 453


lettere non si trovano in nessuna delle edizz. note degli Scherzi, «o son in quella del 1782, o i due idilli vennero per la prima volta stampati separatamente, e soltanto nelle loro primitive e sconosciute edizz. si leggono le due lettere» (op. cit., p. 322). Per mio conto, escluderei l’una e l’altra conclusione, e opinerei piuttosto che Agostino Fantoni abbia confuso (cosa non rara in lui) tra prime edizz. e mss.; giacché mi pare assai in verisimile che della supposta ediz. del 1782 o dei due opuscoli congetturati dallo Sforza non ci sia giunta nessunissima traccia: nemmeno un accenno nelle Novelle letterarie di Firenze, che seguivano con occhio tutt’altro che benevolo la produzione di Labindo; nemmeno un ricordo nelle tipografie massesi (in cui il libriccino o gli opu scoli si sarebbero dovuti presumibilmente stampare), delle quali lo stesso Sforza ha indagate con tanta diligenza le vicende.

Comunque, certa cosa è che la prima ediz. degli Scherzi a noi pervenuta è quella, in 142 pp. in-8°, stampata a Massa nel 1784, a spese del F., dal tipografo Stefano Frediani, con la falsa data di Berna. È dedicata «All’anglo-toscano Mecenate | pio dotto magnanimo | principe del S. R. I. | Giorgio Nassau Clawering | lord Cowper», ecc., e reca la seguente prefazione:

Ingegni gravi e severi, nemici impotenti d’Amore, non comperate quest’operetta. I versi, che la compongono, sono figli dell’entusiasmo, e deggiono alla sensibilitá del mio cuore e alle lusinghe dell’ozio la voluttuosa loro esistenza. Un volume, che ha per titolo Scherzi, merita per se medesimo la vostra censura. Condannatelo senza leggerlo: la critica maldicenza plaudirá al giudizio del cinismo, ed io, ridendo, vi confonderò col silenzio.

Contiene: Scherzi , 1, 5; Varie, 8; Scherzi, 29, 24, 26, 27, 14, 22, 30, 25, 28; Varie, 5; Scherzi, 11, 2, 6, 13, 19, 7, 39; Varie, 15; Scherzi , 3, 10, 8, 15, 16 17; Varie, 16; oltre Il «lei», il «voi», il «tu», lettere a Lesbia (ristampate anche dal nepote, iii, 187-200, ma omesse nella presente edizione) e l’indice.

Accennando appena a una ristampa delle Odi, pubblicata a Firenze, appresso Vincenzo Landi, nel 1784 (pp. 32 in-8), a cura di G. P. A. F. (forse, secondo lo Sforza, Giulio Perini accademico fiorentino, autore d’una traduz. in versi sciolti de La félicité dell’Helvétius), che la fece precedere da una lettera assai encomiastica per l’autore; ricorderò l’opuscolo: «Per la faustissima venuta | in Toscana | di Ferdinando di Borbone | re delle due Sicilie ecc. ecc.