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XXXII. p. 56: Nell’ed. del nepote è intitolata Ad Iro finanziere. Il Carducci annota, sempre fondandosi sull’esemplare dell’edizione di Pisa del 1819, postillato dal Piazzini ed esistente nella Universitaria di Pisa, le seguenti varianti:

v. 5: Schiatta non cangiati le ricchezze, nobile;

vv. 7-8: ma il sangue, la pietá, dell’opre il merito
sol illustrati chi nacque in rozza cuna;
v. 12: di un scriba infame...;
vv. 35-36: religion me l’impone, e in mezzo ai palpiti
me l’incise nel cuor l’equa natura...

XXXIX. p. 71: Il Carducci ha seguito l’ediz. del nepote, salva per il v. 52, che ivi leggesi :

far plauso al merto, non prostrarsi e vivere;

e per il v. 58, che ivi è stampato cosi :

l’amico del mio cuore indivisibile.

Oltre queste due varianti, l’ediz. del 1792 differisce da quella del nepote per queste tre, fra alcune altre di minor conto:

vv. 45-48: Stanno al suo fianco il buon Ranucci, pura

anima e onore dell’etnisca curia;
e Catellacci, che sovente fura
gli egri di morte all’orgogliosa furia;
vv. 61-62: Giá Febo volge al viciti monte il tergo
e d’ombra il fiume e l’ima valle copresi ;
vv. 71-72: l’aria commossa e dell’ibero Giove
dall’alte prore le falangi scendere.

XL. p. 74: Fu da prima diretta Al sig. marchese don Giuseppe de Silva di Livorno, e leggevasi quindi con queste varianti :

v. 1: Silva, non sempre facili;

v. 29: German ti volgi, scendere.

Libro II. — III. p. 98: Come si legge nella presente edizione, fu composta nel 1779: nel 1800, però, l’autore «per renderla piú morale», la mutò in questo modo:

     Nuda t’invola dalle fredde piume

e fuga in ciel le tenebre
col desiato lume,