Pagina:Fantoni, Giovanni – Poesie, 1913 – BEIC 1817699.djvu/447

vv. 85-87: Si vegga il Gallo chiedere

nuovi maestri, né insultar cotanto,
e sia costretto a cedere.

XVII. p. 30: Nell’ed. del 1785 v’è questa varietá alla strofe 10a:

     Voi tra le morbide cure del soglio

scortate Cesare del vero al tempio,
e non minor dell’avo
Leopoldo e Gustavo.
     Sotto gli auspici vostri l’Annibaie
germano ai popoli dá leggi, e medita
nella pace dell’armi
le vittorie ed i carmi.

XXII. p. 39:

v. 15: Un fertil campo, un nobil tetto, ecc...

XXIX. p. 50: Nelle edizioni anteriori a quella del nepote si leggono queste varianti ai

vv. 37-38: Da un Dio di pace eccelsi re tutori

dati all’afflitta umanitá che langue.

XXXI. p. 53: Il Carducci annota: «Per questa ode seguo l’edizion riminese del 1797, fuori che nella str. 8a , la quale, come ivi leggesi, è ripetizione mera da altra. Il poeta nel 1795 rimutò l’ode, indirizzandola al matematico Pio Fantoni di Bologna: l’edizione pisana del 1819 ha questa 2a lez., nella quale, oltre piccole varietá di dizione, mancano affatto le str. 3a e 17a, e la 10a è mutata in questo modo:

Canterò forse Libertá, che doma

cadde dei vizi sotto il molle pondo,
ma pria per senno e per virtú fe’ Roma
  donna del mondo?

e a 12a :

O tu che vedi quanto l’aura e l’onda

chiedi e misuri dei mortali i giorni,
fa’ che del Tebro su l’inulta sponda
  presto ritorni.

Così, in una copia postillata di mano del Piazzini amico del poeta, la str. in vece di ’Libertá’ ha ’quella dea’ e puntolini nel luogo di ’del Tebro su l’inulta’».