Tenero oggetto d’ogni mio desire,
Rinaldo, nuovi, che mi detta Amore,
forse inutili, sensi io ti vo’ dire. 520Ma, sia sordo o insensibile il tuo core,
paventar deve, in mezzo ai suoi timori,
perdere i detti chi perdette onore?
No, ch’io non t’odio; giá dai mesti umori
sento ch’entro il mio cor piú mite ognora 525estinti son gli accesi miei furori.
Sia grande il tuo spergiuro, e lo sia ancora
lo sdegno mio; falso è che la ragione
t’aborre... È troppo ver che il cor t’adora.
Ascolta: se la tua religione, 530come altre volte detto m’ha l’infida
alma tua, se la guerra o l’ambizione
o ignoto giuramento, empio omicida,
t’hanno costretto dagli amati lumi
allontanarti della cara Armida; 535di quel foco, in cui il cor tu mi consumi,
riconosci il poter che mi corregge:
io rinunzio al mio culto ed a’ miei numi.
Te solo io riconosco. Armida elegge,
o la cristiana o l’idolatra sia, 540null’altra legge aver che la tua legge.
Stabilisci i costumi e la fé mia
come t’aggrada: esaminar se d’empi
errori o di virtú feconda sia
non voglio; i tuoi dover son miei, gli esempi 545seguo che tu mi dai; giá il Dio de’ tuoi
m’è caro; mi conduci entro i suoi tempi.
Oh me felice, se aggradir tu vuoi
i miei voti, e se fia che il ciel destine
d’unir le destre sugli altari suoi! 550Troppo, sì, troppo fortunata alfine,
se a ogni altro affetto in te l’amor prevale,
e, di Solima in mezzo alle ruine,
si degna la tua man della nuziale
benda cingermi il crin; se, abbandonato 555un soggiorno per me troppo fatale,