Cristiano io son: religion severe 440leggi mi detta, e di goder m’è tolto
in sen d’amore le beltá straniere.
D’un’idolatra ai piè, nei ceppi avvolto,
nel sollevato cor la gloria offesa,
onor sopito, mi giacea sepolto. 445Sopra ali di fuoco a me discesa
scaccia la Grazia alfine i densi orrori
d’una nube d’innante agli occhi stesa.
Degli ingannati sensi miei gli errori
ora conosco. Siegui l’orme sue, 450rinunzia a dei piaceri ingannatori.
Non mi seguire... Vivi, e nelle tue
gioie t’asconda un traditor l’oblio,
che d’esser pianse, e per dover lo fue.
Io piangendo ti do l’ultimo addio; 455ti compiango... ma alfine ai rigorosi
sacri cenni obbedisco del mio Dio. —
Del tuo Dio? Che? Tu sei che d’oppor m’osi
il suo culto? Non è piú dunque Amore,
che consultano i tuoi sensi dubbiosi? 460Ma rispondi: in quel punto, in cui, signore
de’ voti miei, d’un cor per te sensibile
sdegnar potevi e coronar l’ardire,
perché, barbaro, mai questo invincibile,
ahi troppo ingiusto ostacolo celarmi? 465Era allora il tuo Dio meno terribile?
Ah crudele! d’amare ovver d’odiarmi
libero allora, per tradir la mia
credula fede, tu scegliesti amarmi.
No che figlio non sei tu di Sofia, 470né ti vantar che devi a lei la vita,
ma il Caucaso ti fu patria natia.
E ove neve sul gelo erra smarrita
fosti concetto in tenebre profonde
di grotta del suo parto inorridita. 475E, rotandoti in seno il mar dell’onde,
nel suo furore, per comun sventura,
ti vomitò sovra l’infauste sponde.